martedì 25 febbraio 2020

Il sole tra gli alberi – racconto di Michela Penna per "Il vizio di scrivere"

Lisbona, la Torre di Belem al tramonto, sul Tago

Per Il Vizio di scrivere, domenica 19 gennaio 2020 presso la Biblioteca di Rescaldina, Michela Penna ha scritto questo suggestivo brano per l’argomento "Sole"

Se fossi Dio farei fermare il sole su Lisbona scriveva Fernando Assis Pacheco in una poesia di un solo verso citata in una cronaca di António Lobo Antunes, per colpa del quale - a ventiquattro anni - scoprii che l’ammirazione e l’invidia sono sorelle.
Io, seduta a leggere sul terrazzo di casa, ammiravo e invidiavo chi, in una manciata di parole, aveva saputo racchiudere tutti i miei mezzogiorni a Portas do Sol, passati a perdermi nei bagliori di Alfama riflessi negli occhi dei turisti e distratta solo - a intervalli regolari - dallo stridore delle rotaie del tram ventotto.
Ammiravo chi aveva raccontato le mie fughe dalle lezioni di filologia, quaderno degli appunti buttato di fretta nell’Eastpak, “até amanhã, professora”, Alameda da Universidade percorsa a velocità allegro ma non troppo per non scivolare sui sampietrini e perdere ancor più tempo, irruzione nella metro gialla dai sedili di sughero, messaggio
“ciao mamma tutto ok ci sentiamo stasera”, scale mobili dell’uscita di Praça do Comércio scalate come l’Everest e mannaggia a chi non tiene la destra, e finalmente sui gradoni di Cais das Colunas ad accecarmi gli occhi col riflesso del sole sul Tago.
Detestavo chi, nascondendosi dietro le pagine dei suoi libri, aveva scoperto me e Markus divorare bomboloni alla crema sulla spiaggia di Caparica, dove il sole cocente litiga con l’oceano gelido e per tuffarsi serve la convinzione che le calorie diano calore, oh, lo dice la parola.
E ammiravo chi aveva contato i miei sette calippo alla coca cola mangiati ogni domenica sulla passeggiata che collega il Monumento ai Naviganti alla Torre di Belém, sette come i chioschi che vendono limonata fresca e ghiaccioli su quel tratto di lungo fiume, ché hanno calcolato le distanze in maniera perfetta: quando si sta per giungere alla nuova oasi il calippo precedente è appena stato terminato e le dita della mano destra si stanno già infilando nella tasca dei pantaloncini a cercare l’euro salvavita successivo.
Oggi ho freddo, ma su Lisbona splende il sole.
Lo so perché Dio ascolta sempre i poeti, e lo so perché per essere certa che non si dimentichi di ascoltarli controllo ogni mattina la webcam de Ilmeteo.it. Inquadra il Campo Pequeno e Campolide, mentre i miei occhi inquadrano il sole tra gli alberi della biblioteca di Rescaldina.
È un sole diverso, che parla e non canta. Sole in portoghese è Sol, è una nota musicale, suona il fado e la pimba delle feste popolari.
Ma io un po’ di musica la sento anche da qui, perché so che anche oggi, là dove è più importante, Dio ha fatto bene il suo lavoro. Me l’ha detto la webcam.

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