giovedì 14 novembre 2019

“Ninfa dormiente” di Ilaria Tuti. Recensione di Tiziana Viganò


Un giallo che toglie il fiato, miti mediterranei millenari legati al femminile, e storie di stregoneria in un libro di altissima qualità letteraria


Recensione di Tiziana Viganò già pubblicata sul portale MilanoNera

Teresa Battaglia ha vissuto da guerriera, proprio come dice il suo cognome: ora è commissario di polizia e profiler, ha sessant’anni, ma la mente sta abbandonandola piano piano, divorata dal morbo di Alzheimer. Un segreto vergognoso per lei, da sempre in trincea per combattere il Male che si annida nell’essere umano, che spesso di umano ha solo il nome, ma che nasconde anche, dietro la ferocia, traumi terribili irrisolti. Determinata, intuitiva, empatica, piena di forza vitale, ma anche ruvida, mordace e spesso odiosa, ora sembra consumata dalla malattia, quella inconfessabile e quella nota, il diabete, e si aggrappa a un taccuino che ha sempre in mano, dove prende frenetici appunti, compulsivamente.
E’ a capo di una squadra affiatata, in una città di provincia del Friuli, dove è arrivato anche il suo vice, ispettore Massimo Marini, un trentenne con l’anima straziata da un’angoscia antica che rischia di distruggerlo e dalle difficoltà di un rapporto attuale che non sa come risolvere.
Due personaggi dall’umanità tormentata accomunati dai loro dolorosi segreti, Teresa e Massimo, che con le loro debolezze mascherate dietro la durezza del loro lavoro di investigatori balzano vivi dalle pagine del libro.

C’è un disegno vecchio di molti anni, datato 20 aprile 1945, senza firma “era l’eredità di un enigma, un richiamo dal passato a non tradire la memoria”: un ritratto di donna giovane, una Ninfa dormiente, rossa di passione e di amore, ma anche di sangue. Già, perché le analisi dicono che è stata disegnata con il sangue di un cuore umano, intingendo le dita in quel cuore... E’ stata trovata tra le carte di una soffitta dal nipote del pittore Alessio Andrian: un uomo che dopo solo undici opere – tutte dipinte tra un’incursione e l’altra dei tedeschi che imperversavano contro i partigiani della Brigata Garibaldi - smise improvvisamente di dipingere, impazzì e si chiuse in un totale mutismo, in una totale paralisi, in uno stato vegetale che dura da settant’anni, proprio dalla data della sua ultima opera.

“Nonostante la violenza dell’atto, Teresa non riusciva a vedere in tutto ciò una furia omicida. Vi scorgeva, invece, una passione spinta all’estremo, là dove danza la pazzia”.

Ilaria Tuti narra questa storia d’amore e morte che ha valenze mitologiche e un respiro epico.  Come il violino del “Trillo del diavolo” di G. Tartini, colonna sonora che risuona tra le pagine, la sua scrittura è drammatica, incalzante, sale in tormento e in velocità con il progredire delle indagini, fino a un crescendo d’intensità che sconvolge, fino al delirio che si placa nella conclusione, dove finalmente il cerchio della storia si chiude e dove gli spiriti senza pace dei morti e dei vivi possono finalmente trovare requie...
 
Antiche leggende, riti magici e culti millenari stendono il loro misterioso influsso su uomini, donne e Natura della Valle Resia, uno splendido luogo di confine tra Italia e Slovenia, ma anche una zona chiusa alle influenze esterne che vive delle tradizioni di un popolo che viene da lontano, con abitudini e lingua diverse dal resto della regione Friuli. Una Natura protagonista invade la narrazione con la sua potenza e la sua incommensurabile bellezza, ma anche con i lati oscuri e paurosi: Ilaria Tuti sa immergere il lettore nelle foreste e nelle acque, nella Terra e nell’aria, nelle rocce che assistono immutabili alle miserie umane.

Non solo un thriller ad alta tensione questo libro affascinante, che mescola la Storia degli anni della seconda guerra mondiale con il racconto antropologico dei resiani, con miti mediterranei millenari legati al femminile, con storie di stregoneria.

Dopo il meritato successo del romanzo d’esordio “Fiori sopra l’inferno” (Longanesi, 2018) questa scrittrice dal  grandissimo talento si conferma per la profondità psicologica nel delineare i personaggi, per la capacità di tessere storie piene di suspence, ma anche di informazioni interessanti, per la sensibilità femminile che la distingue dai tanti scrittori del genere, per il grande amore per la Natura selvaggia e incontaminata. Attendiamo presto il prossimo libro!

la Val Resia


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