Intervista di Tiziana Viganò a Giancarlo Bosini, autore di "Giallo Milano","I disperati casi dell'ispettore Tombini" e di "Orazio & Company"
vedi recensione di "Giallo Milano" su
1. Sei milanese e sei architetto: la prima cosa
che salta all’occhio leggendo “Giallo Milano” è la tua competenza in materia …
Raccontaci di te …
Ho sempre avuto, fin
da ragazzino, un grande interesse per l’arte e soprattutto per la pittura, alla
quale mi sono dedicato per alcuni anni. Terminate le scuole superiori mi sono
iscritto al Politecnico di Milano dove, appunto, mi sono laureato in architettura. Pur occupandomi di ingegneria civile,
l’interesse per l’arte non è però mai scemato, anzi, probabilmente si è anche
rafforzato.
2. Dove trovi l’ispirazione per i tuoi libri? Come
ti organizzi per scrivere? Sei metodico, ordinato o il contrario?
Nei miei primi libri
ad ispirarmi sono stati episodi legati alla mia vita quotidiana e al mio
lavoro, in Giallo Milano le cose sono invece andate diversamente. Avevo dei
temi di cui volevo parlare e attorno a loro ho costruito una storia. Come mi
organizzo: Una volta che ho in mente
cosa scrivere, preferisco iniziare con carta e penna. Chiaramente, avendo anche
il mio lavoro da portare avanti, il tempo che dedico alla scrittura è quello
delle ore tardo serali. Più o meno riesco a scrivere tre o quattro pagine al
giorno. Prima di andare a dormire ricopio nel PC quello che sono riuscito a
fare. Per la revisione finale faccio una stampa dell’intero testo e a mano
apporto le modifiche che reputo necessarie, poi correggo il file e ristampo.
Ripeto questa operazione fino a che, secondo me, si può ritenere concluso il
romanzo. Normalmente per scrivere un libro impiego circa un anno. Quando scrivo
cerco di essere sia metodico che ordinato, ma c’è sempre l’imprevisto in
agguato, così l’ordine va a pallino e il piano di lavoro che mi ero prefissato
pure.
3. E nel tuo tempo libero? Quali sono i tuoi
hobbies?
Il tempo libero,
purtroppo è sempre poco e bisogna pensare innanzitutto ai doveri famigliari.
Quotidianamente cerco di ritagliare un po’ di spazio per la scrittura. Nei week
end mi piace poi dedicarmi al giardinaggio ed al recupero di vecchi oggetti, di
qualsiasi genere.
4.
Un libro è una pagina aperta
su una realtà intima. Un lettore riesce a riconoscersi nelle parole di un
autore? E un autore cosa esprime di sé?
Per quanto riguarda
il lettore, penso di si, ma tutto dipende anche dello stato d’animo in cui si
trova in quel momento. Quelle che oggi possono sembrare parole estranee, domani
potrebbero invece identificarsi con il suo io. Cosa esprime un autore di sé? Un libro, qualunque sia l’argomento affrontato,
è il frutto delle esperienze vissute fino a quel momento dall’autore. Credo
che, anche se inconsciamente, un autore trasferisca sempre una parte della
propria personalità e del suo modo di rapportarsi con il mondo.
5. Com’è nato il tuo primo libro? Leggo “Una catena di avvenimenti vede il
maggiordomo Orazio impegnato nella soluzione di intricatissimi casi: dal rapimento
di Babbo Natale, alla sparizione di un preziosissimo posacenere. Sullo sfondo,
una moltitudine di personaggi partecipa a storie dove intrigo e suspense sono i
protagonisti….” Molto diverente questa sinossi. Che cosa ti ha ispirato i
racconti di “Orazio &Company”?
Mai avrei pensato di
dedicarmi alla narrativa e tanto meno di scrivere un libro. La cosa è successa
veramente per caso. Una decina di anni fa, frequentando un corso di spagnolo, ho
conosciuto dei compagni veramente particolari. Sono state le loro “stranezze” a
darmi l’idea di scrivere dei raccontini in cui loro erano i protagonisti. Alcuni
anni dopo quei raccontini mi sono ricapitati tra le mani, mi sono sembrati
divertenti, così li ho tradotti in italiano e li ho inviati a sei o sette editori.
Sono stato fortunato, qualcuno li ha apprezzati ed è nato “Orazio & Company”, il mio primo libro.
6. Il tuo secondo libro: “I disperati casi dell’ispettore Tombini” racconta di un
piedipiatti allergico alle regole e alla disciplina, un giallo ironico e surreale
per bambini e per adulti, con una particolarità, è adatto ai dislessici:
perché?
Innanzitutto vorrei
dire che, quando ho ricevuto il mio primo contratto di edizione, mi è subito
venuto il desiderio di scrivere un nuovo libro. Anche questa volta l’idea è
venuta per caso. Impegnato a progettare una rete fognaria, per scherzo i miei
colleghi hanno cominciato a chiamarmi “Giancarlo Tombini”. Poi un giorno,
scavando, abbiamo trovato una vecchia conduttura probabilmente dismessa da
parecchi anni. “Architetto, ma questo è un tubo morto!” ha subito esclamato il capomastro.
Ecco che la fulminazione che aspettavo era arrivata. E’ subito nato “I
disperati casi dell’ispettore Tombini” e guarda caso il primo capitolo si
chiama proprio “Il tubo morto dell’architetto”.
E veniamo adesso alla dislessia. Mi sono sempre chiesto
perché molte persone non leggano. Per molti, fin da bambini, leggere è una
fatica. Io ero uno di quelli. Solo parecchi anni dopo aver terminato gli studi,
ho scoperto che le difficoltà che avevo nel comprendere quanto leggevo erano
dovute ad una forma di dislessia o
meglio di DSA, oramai in parte
superata grazie alle contromisure che spesso si riescono ad elaborare
spontaneamente con il passare degli anni. Mi sono così reso conto che persone
come me ce ne erano tante. Persone che a causa di questo problema vivono la
lettura come una grande sofferenza che genera ansia o addirittura panico e poi
il rifiuto finale. Forse, mi sono detto, se si trovasse una forma espressiva
semplice, immediata, con storie volutamente brevi. tutto potrebbe diventare più
facile e far avvicinare ai libri anche i più ostili. E’ nato così “I disperati casi dell’ispettore Tombini”,
scritto con un linguaggio che a me risulta molto comprensibile e, perché no,
probabilmente anche a tanti altri che hanno il mio stesso problema. Non ci
crederai, ma quando scrivo cose complesse mi viene facile farlo, ma
incredibilmente quando rileggo devo prestare molta attenzione, perché mi riesce
difficile seguirne il senso. Non so se ho raggiunto l’obiettivo, qualcuno dice
di sì. Il libro è comunque adatto a tutti: ragazzi e adulti con la voglia di
passare qualche ora divertendosi.
7. Il terzo libro è decisamente molto “serio”. Un
giallo molto interessante, che mescola la tua grande competenza nell’arte e
nell’architettura con la fantasia del giallista: io lo chiamerei arte-thriller
o archi-thriller, e lo trovo veramente molto originale, mi è piaciuto molto!
Come si può intuire dal titolo, la storia è
ambientata a Milano. Milano è una città in cui molte testimonianze del suo
passato, sia artistiche che storiche, sono andate perse o, nel migliore dei
casi, sono state dimenticate e ora forse risultano sconosciute alla maggior
parte dei suoi abitanti. Ho voluto scrivere un romanzo in cui queste cose, tra
cui spaccati di vita del passato, potessero essere ricordate amalgamandosi con
la narrazione del racconto. Grande spazio ho voluto darlo ai navigli, oramai
quasi scomparsi dagli Anni Venti del secolo scorso.
La storia si svolge
nel Sessantotto, il motivo è lo
stesso per cui ho deciso di ambientarla a Milano. La mia impressione è che
anche di quel periodo se ne stia perdendo il ricordo e il significato. Il Sessantotto è stato un’epoca, durata
circa dieci anni, che prende il nome dall’anno in cui è iniziata. Non è stato
solo un fenomeno italiano, ma un fenomeno di portata planetaria. Oggi le nuove
generazioni ne hanno spesso solo una vaga conoscenza, ma il Sessantotto è stato molto importante
perché ha portato ad un cambiamento dello stile di vita. Uno stile che oggi è
praticamente condiviso da tutti.
“Giallo Milano” è una storia in cui
c’è un mistero e qualcuno che si muove per svelarlo o meglio che si muove per
capire perché un delitto è stato compiuto. Il protagonista, quello che si mette
nei panni dell’investigatore, è un architetto quarantenne dalla personalità
bipolare, Luigi Bellotti. Sempre insicuro e dubbioso nella vita, ma molto
determinato ad arrivare in fondo alla sua indagine. Un personaggio
caratterialmente molto diverso da me, ma con il quale ho parecchie cose in
comune, non ultimo il grande interesse per i Navigli. Al suo fianco altri personaggi; un amico critico d’arte
molto attento al cambiamento sociale, che è stato il pretesto per esprimere
alcuni miei punti di vista; una ex fidanzata che Luigi non è mai riuscito a
dimenticare; Giuseppe, un capomastro che lo fa avvicinare alla protesta
nascente, un personaggio che racchiude in sè le caratteristiche di molte
persone positive che ho incontrato nella mia vita; e molti altri che personificano
figure della vecchia Milano o del potere deviato.
In “Giallo Milano” in parte ho quindi
voluto ispirarmi a personaggi reali, spesso conosciuti personalmente, alcuni
dei quali hanno influito molto sulla formazione del mio carattere. Altri personaggi
hanno invece preso forma dai ricordi di vita quotidiana ascoltati in casa
durante gli anni della mia adolescenza. In “Giallo Milano” è quindi possibile incontrare un po’ di quelle che
sono state le radici della mia famiglia e del mio modo di essere.
8. Milano è una città molto riservata, non è
facile scovare le sue bellezze, anche se negli ultimi anni è stata scoperta dal
turismo internazionale e quindi valorizzata. Perfino i milanesi non conoscono
proprio tutto della città: come ti è venuta l’idea del favoloso ritrovamento
dell’affresco di Leonardo a Santa Maria Rossa?
Nel 1923 molte strutture originarie della chiesa di Santa Maria Rossa, edificata
dai canonici attorno al 1100, sono state demolite senza un apparente perché.
Questo episodio è quello che mi ha fatto pensare all’esistenza di un intrigo,
come se qualcuno avesse voluto occultare per sempre qualcosa che non doveva
essere visto. L’intrigo è stato il collante che mi ha permesso di collegare
vari accadimenti, anche reali, ad un unico filo conduttore.
Leonardo era un personaggio
che sarebbe stato molto funzionale al tipo di storia che volevo scrivere e la
riproduzione del cenacolo che troviamo dipinta a Santa Maria Rossa mi ha dato l’idea di quel ritrovamento, che
qualcuno ha già definito “il ritrovamento della Prima Ultima Cena di Leonardo”.
9. Milano è protagonista, con i suoi luoghi e con
la sua storia, quella del Sessantotto … Cosa c’è di vero e cosa c’è di falso
nella storia che hai raccontato?
La trama è
sicuramente di fantasia, ma, come spiego nelle note dell’autore, fa propri
alcuni episodi storici reali, che, se le cose si fossero concatenate
diversamente, forse avrebbero potuto dare luogo ad una storia simile. E’ così
che incontriamo personaggi realmente vissuti, come Leonardo Da Vinci, il novelliere
Matteo Bandello, il vescovo Antonio Arcimboldi, l’architetto Luca Beltrami e altri ancora. La cosa
sorprendente è che, in alcuni casi, fatti che avevo solo ipotizzato, nella
realtà erano accaduti realmente, come ad esempio le visitazioni di Luca Beltrami alla chiesa di Santa Maria
Rossa.
10. Che significato hanno per Giancarlo Bosini i
suoi libri?
Penso di avere
parecchie idee per la testa e quando dico così non mi riferisco alle trame, ma
ad una serie infinita di cose, che riguardano l’attualità, l’arte, la politica,
la storia. I miei libri sono diventati lo strumento per metterle nero su bianco
e vedo che la cosa mi dà piacere e soddisfazione. Coi libri poi ci si può
permettere di esprimersi anche per mezzo di contenuti che nelle realtà potrebbero
non essere condivisibili, ma nei libri sono i personaggi che parlano e allora
tutto cambia.
11. C’è una nuova opera nel tuo cantiere di
architetto-scrittore? Parlaci un po’ dei tuoi progetti per il futuro: ci sono nuovi lavori in corso, nuove
pubblicazioni o ambizioni particolari?
Attualmente ho appena
terminato il mio quarto romanzo, che ora è in attesa di un editore coraggioso.
Il titolo probabilmente sarà “La voce
del pappagallo”. Una storia che si sviluppa sempre a Milano, ma questa volta ai giorni nostri. Un giallo in cui le
grottesche e ironiche vicende della vita di un commissario e di un architetto
si intrecciano con una catena di delitti legati ad un appartamento disabitato
da tempo. Questa volta come carattere si che l’architetto protagonista un po’
mi assomiglia. Un vero brontolone!
Da qualche tempo sto poi
pensando ad una nuova trama, ma sto andando molto a rilento per via del poco
tempo libero. Se la cosa andrà in porto, il titolo sarà “Sueca Bianca”. La storia si ispira alle vicende del Mulino Stucky, oggi trasformato in
albergo di lusso e centro congressi. Sueca significa Giudecca in dialetto veneziano e bianca è una parola che evoca il
colore della farina. Ci saranno ancora misteri, complotti e agitazioni operaie
e, guarda caso, ritroveremo l’architetto Luigi Bellotti ed il suo amico, il
critico d’arte Matteo De Cristoforis, i due protagonisti di Giallo Milano.
Ambizioni particolari
non ne ho, ma mi piacerebbe poter dedicare alla scrittura molto più spazio di
quello che le sto dedicando e non doverlo ritagliare solo nei pochi momenti di
tempo libero che ho a disposizione.
Hai ancora qualche sogno nel
cassetto da realizzare?
Il mercato dell’editoria è un mercato dalle
dinamiche molto complesse e diventare ricchi e famosi, oggi come oggi, è praticamente
un’utopia, anche nel caso si dovessero possedere grandi qualità. “Uno su mille ce la fa!”. Personalmente in questo momento non ho grandi
sogni nel cassetto per quanto riguarda la scrittura. Mi piacerebbe però che le
mie opere potessero essere lette da sempre più persone, perché un romanzo, pur
di fantasia, contiene sempre i tuoi pensieri e condividerli è bello.
12.
Dove possiamo trovare i tuoi
libri? E come seguirti?
I
miei libri sono stati pubblicati da piccole case editrici, per cui la distribuzione
nelle librerie è un punto debole. Come sappiamo, le librerie, sia grandi che piccole,
vendono prevalentemente case editrici famose e autori noti, perché devono fare
fatturato. Editori minori e autori emergenti vengono spesso snobbati e quindi
risulta difficile trovare i loro libri sugli scaffali. Però è possibile farseli
procurare.
Per quanto riguarda i miei libri, nelle mie
pagine Facebook è possibile trovare l’elenco delle librerie di Milano e
provincia che li vendono.
Sono comunque tutti reperibili in rete presso
i più grandi rivenditori online, come Amazon e IBS.
“Giallo
Milano”
è reperibile anche in versione e-book.
Chi volesse seguirmi, trova news nelle mie
pagine Facebook, facilmente
rintracciabili perché hanno il nome dei miei libri.
Titolo
del Libro: Giallo Milano
Autore:
Giancarlo Bosini
Editore:
0111edizioni
Data di
Pubblicazione: Gennaio 2016
ISBN-10:
8863079838
GIALLO
MILANO
GIALLO
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I
DISPERATI CASI DELL’ISPETTORE TOMBINI
I
DISPERATI CASI DELL’ISPETTORE TOMBINI RECENSIONI E COMMENTI
Interessante intervista! Non vedo l'ora di leggere l'ultimo. Giallo Milano è bellissimo. Leggetelo!
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