lunedì 25 settembre 2017

Intervista di Tiziana Viganò a Giancarlo Bosini

Intervista di Tiziana Viganò a Giancarlo Bosini, autore di "Giallo Milano","I disperati casi dell'ispettore Tombini" e di "Orazio & Company"

vedi recensione di "Giallo Milano" su

1.     Sei milanese e sei architetto: la prima cosa che salta all’occhio leggendo “Giallo Milano” è la tua competenza in materia … Raccontaci di te …
Ho sempre avuto, fin da ragazzino, un grande interesse per l’arte e soprattutto per la pittura, alla quale mi sono dedicato per alcuni anni. Terminate le scuole superiori mi sono iscritto al Politecnico di Milano dove, appunto, mi sono laureato in architettura. Pur occupandomi di ingegneria civile, l’interesse per l’arte non è però mai scemato, anzi, probabilmente si è anche rafforzato.

2.     Dove trovi l’ispirazione per i tuoi libri? Come ti organizzi per scrivere? Sei metodico, ordinato o il contrario?
Nei miei primi libri ad ispirarmi sono stati episodi legati alla mia vita quotidiana e al mio lavoro, in Giallo Milano le cose sono invece andate diversamente. Avevo dei temi di cui volevo parlare e attorno a loro ho costruito una storia. Come mi organizzo: Una volta che ho in mente cosa scrivere, preferisco iniziare con carta e penna. Chiaramente, avendo anche il mio lavoro da portare avanti, il tempo che dedico alla scrittura è quello delle ore tardo serali. Più o meno riesco a scrivere tre o quattro pagine al giorno. Prima di andare a dormire ricopio nel PC quello che sono riuscito a fare. Per la revisione finale faccio una stampa dell’intero testo e a mano apporto le modifiche che reputo necessarie, poi correggo il file e ristampo. Ripeto questa operazione fino a che, secondo me, si può ritenere concluso il romanzo. Normalmente per scrivere un libro impiego circa un anno. Quando scrivo cerco di essere sia metodico che ordinato, ma c’è sempre l’imprevisto in agguato, così l’ordine va a pallino e il piano di lavoro che mi ero prefissato pure.

3.     E nel tuo tempo libero? Quali sono i tuoi hobbies?
Il tempo libero, purtroppo è sempre poco e bisogna pensare innanzitutto ai doveri famigliari. Quotidianamente cerco di ritagliare un po’ di spazio per la scrittura. Nei week end mi piace poi dedicarmi al giardinaggio ed al recupero di vecchi oggetti, di qualsiasi genere.

4.     Un libro è una pagina aperta su una realtà intima. Un lettore riesce a riconoscersi nelle parole di un autore? E un autore cosa esprime di sé?
Per quanto riguarda il lettore, penso di si, ma tutto dipende anche dello stato d’animo in cui si trova in quel momento. Quelle che oggi possono sembrare parole estranee, domani potrebbero invece identificarsi con il suo io. Cosa esprime un autore di sé? Un libro, qualunque sia l’argomento affrontato, è il frutto delle esperienze vissute fino a quel momento dall’autore. Credo che, anche se inconsciamente, un autore trasferisca sempre una parte della propria personalità e del suo modo di rapportarsi con il mondo.

5.     Com’è nato il tuo primo libro? Leggo “Una catena di avvenimenti vede il maggiordomo Orazio impegnato nella soluzione di intricatissimi casi: dal rapimento di Babbo Natale, alla sparizione di un preziosissimo posacenere. Sullo sfondo, una moltitudine di personaggi partecipa a storie dove intrigo e suspense sono i protagonisti….” Molto diverente questa sinossi. Che cosa ti ha ispirato i racconti di “Orazio &Company”?
Mai avrei pensato di dedicarmi alla narrativa e tanto meno di scrivere un libro. La cosa è successa veramente per caso. Una decina di anni fa, frequentando un corso di spagnolo, ho conosciuto dei compagni veramente particolari. Sono state le loro “stranezze” a darmi l’idea di scrivere dei raccontini in cui loro erano i protagonisti. Alcuni anni dopo quei raccontini mi sono ricapitati tra le mani, mi sono sembrati divertenti, così li ho tradotti in italiano e li ho inviati a sei o sette editori. Sono stato fortunato, qualcuno li ha apprezzati ed è nato “Orazio & Company”, il mio primo libro.

6.     Il tuo secondo libro: “I disperati casi dell’ispettore Tombini” racconta di un piedipiatti allergico alle regole e alla disciplina, un giallo ironico e surreale per bambini e per adulti, con una particolarità, è adatto ai dislessici: perché?
Innanzitutto vorrei dire che, quando ho ricevuto il mio primo contratto di edizione, mi è subito venuto il desiderio di scrivere un nuovo libro. Anche questa volta l’idea è venuta per caso. Impegnato a progettare una rete fognaria, per scherzo i miei colleghi hanno cominciato a chiamarmi “Giancarlo Tombini”. Poi un giorno, scavando, abbiamo trovato una vecchia conduttura probabilmente dismessa da parecchi anni. “Architetto, ma questo è un tubo morto!” ha subito esclamato il capomastro. Ecco che la fulminazione che aspettavo era arrivata. E’ subito nato “I disperati casi dell’ispettore Tombini” e guarda caso il primo capitolo si chiama proprio “Il tubo morto dell’architetto”.
E veniamo adesso alla dislessia. Mi sono sempre chiesto perché molte persone non leggano. Per molti, fin da bambini, leggere è una fatica. Io ero uno di quelli. Solo parecchi anni dopo aver terminato gli studi, ho scoperto che le difficoltà che avevo nel comprendere quanto leggevo erano dovute ad una forma di dislessia o meglio di DSA, oramai in parte superata grazie alle contromisure che spesso si riescono ad elaborare spontaneamente con il passare degli anni. Mi sono così reso conto che persone come me ce ne erano tante. Persone che a causa di questo problema vivono la lettura come una grande sofferenza che genera ansia o addirittura panico e poi il rifiuto finale. Forse, mi sono detto, se si trovasse una forma espressiva semplice, immediata, con storie volutamente brevi. tutto potrebbe diventare più facile e far avvicinare ai libri anche i più ostili. E’ nato così “I disperati casi dell’ispettore Tombini”, scritto con un linguaggio che a me risulta molto comprensibile e, perché no, probabilmente anche a tanti altri che hanno il mio stesso problema. Non ci crederai, ma quando scrivo cose complesse mi viene facile farlo, ma incredibilmente quando rileggo devo prestare molta attenzione, perché mi riesce difficile seguirne il senso. Non so se ho raggiunto l’obiettivo, qualcuno dice di sì. Il libro è comunque adatto a tutti: ragazzi e adulti con la voglia di passare qualche ora divertendosi.

7.     Il terzo libro è decisamente molto “serio”. Un giallo molto interessante, che mescola la tua grande competenza nell’arte e nell’architettura con la fantasia del giallista: io lo chiamerei arte-thriller o archi-thriller, e lo trovo veramente molto originale, mi è piaciuto molto!
Come si può intuire dal titolo, la storia è ambientata a Milano. Milano è una città in cui molte testimonianze del suo passato, sia artistiche che storiche, sono andate perse o, nel migliore dei casi, sono state dimenticate e ora forse risultano sconosciute alla maggior parte dei suoi abitanti. Ho voluto scrivere un romanzo in cui queste cose, tra cui spaccati di vita del passato, potessero essere ricordate amalgamandosi con la narrazione del racconto. Grande spazio ho voluto darlo ai navigli, oramai quasi scomparsi dagli Anni Venti del secolo scorso.
La storia si svolge nel Sessantotto, il motivo è lo stesso per cui ho deciso di ambientarla a Milano. La mia impressione è che anche di quel periodo se ne stia perdendo il ricordo e il significato. Il Sessantotto è stato un’epoca, durata circa dieci anni, che prende il nome dall’anno in cui è iniziata. Non è stato solo un fenomeno italiano, ma un fenomeno di portata planetaria. Oggi le nuove generazioni ne hanno spesso solo una vaga conoscenza, ma il Sessantotto è stato molto importante perché ha portato ad un cambiamento dello stile di vita. Uno stile che oggi è praticamente condiviso da tutti.
“Giallo Milano” è una storia in cui c’è un mistero e qualcuno che si muove per svelarlo o meglio che si muove per capire perché un delitto è stato compiuto. Il protagonista, quello che si mette nei panni dell’investigatore, è un architetto quarantenne dalla personalità bipolare, Luigi Bellotti. Sempre insicuro e dubbioso nella vita, ma molto determinato ad arrivare in fondo alla sua indagine. Un personaggio caratterialmente molto diverso da me, ma con il quale ho parecchie cose in comune, non ultimo il grande interesse per i Navigli. Al suo fianco altri personaggi; un amico critico d’arte molto attento al cambiamento sociale, che è stato il pretesto per esprimere alcuni miei punti di vista; una ex fidanzata che Luigi non è mai riuscito a dimenticare; Giuseppe, un capomastro che lo fa avvicinare alla protesta nascente, un personaggio che racchiude in sè le caratteristiche di molte persone positive che ho incontrato nella mia vita; e molti altri che personificano figure della vecchia Milano o del potere deviato.
In “Giallo Milano” in parte ho quindi voluto ispirarmi a personaggi reali, spesso conosciuti personalmente, alcuni dei quali hanno influito molto sulla formazione del mio carattere. Altri personaggi hanno invece preso forma dai ricordi di vita quotidiana ascoltati in casa durante gli anni della mia adolescenza. In “Giallo Milano” è quindi possibile incontrare un po’ di quelle che sono state le radici della mia famiglia e del mio modo di essere.

8.     Milano è una città molto riservata, non è facile scovare le sue bellezze, anche se negli ultimi anni è stata scoperta dal turismo internazionale e quindi valorizzata. Perfino i milanesi non conoscono proprio tutto della città: come ti è venuta l’idea del favoloso ritrovamento dell’affresco di Leonardo a Santa Maria Rossa?
Nel 1923 molte strutture originarie della chiesa di Santa Maria Rossa, edificata dai canonici attorno al 1100, sono state demolite senza un apparente perché. Questo episodio è quello che mi ha fatto pensare all’esistenza di un intrigo, come se qualcuno avesse voluto occultare per sempre qualcosa che non doveva essere visto. L’intrigo è stato il collante che mi ha permesso di collegare vari accadimenti, anche reali, ad un unico filo conduttore.
Leonardo era un personaggio che sarebbe stato molto funzionale al tipo di storia che volevo scrivere e la riproduzione del cenacolo che troviamo dipinta a Santa Maria Rossa mi ha dato l’idea di quel ritrovamento, che qualcuno ha già definito “il ritrovamento della Prima Ultima Cena di Leonardo”.

9.     Milano è protagonista, con i suoi luoghi e con la sua storia, quella del Sessantotto … Cosa c’è di vero e cosa c’è di falso nella storia che hai raccontato?
La trama è sicuramente di fantasia, ma, come spiego nelle note dell’autore, fa propri alcuni episodi storici reali, che, se le cose si fossero concatenate diversamente, forse avrebbero potuto dare luogo ad una storia simile. E’ così che incontriamo personaggi realmente vissuti, come Leonardo Da Vinci, il novelliere Matteo Bandello, il vescovo Antonio Arcimboldi, l’architetto Luca Beltrami e altri ancora. La cosa sorprendente è che, in alcuni casi, fatti che avevo solo ipotizzato, nella realtà erano accaduti realmente, come ad esempio le visitazioni di Luca Beltrami alla chiesa di Santa Maria Rossa.

10.  Che significato hanno per Giancarlo Bosini i suoi libri?
Penso di avere parecchie idee per la testa e quando dico così non mi riferisco alle trame, ma ad una serie infinita di cose, che riguardano l’attualità, l’arte, la politica, la storia. I miei libri sono diventati lo strumento per metterle nero su bianco e vedo che la cosa mi dà piacere e soddisfazione. Coi libri poi ci si può permettere di esprimersi anche per mezzo di contenuti che nelle realtà potrebbero non essere condivisibili, ma nei libri sono i personaggi che parlano e allora tutto cambia.

11.  C’è una nuova opera nel tuo cantiere di architetto-scrittore? Parlaci un po’ dei tuoi progetti per il futuro: ci sono nuovi lavori in corso, nuove pubblicazioni o ambizioni particolari?
Attualmente ho appena terminato il mio quarto romanzo, che ora è in attesa di un editore coraggioso. Il titolo probabilmente sarà “La voce del pappagallo”. Una storia che si sviluppa sempre a Milano, ma questa volta ai giorni nostri. Un giallo in cui le grottesche e ironiche vicende della vita di un commissario e di un architetto si intrecciano con una catena di delitti legati ad un appartamento disabitato da tempo. Questa volta come carattere si che l’architetto protagonista un po’ mi assomiglia. Un vero brontolone!
Da qualche tempo sto poi pensando ad una nuova trama, ma sto andando molto a rilento per via del poco tempo libero. Se la cosa andrà in porto, il titolo sarà “Sueca Bianca”. La storia si ispira alle vicende del Mulino Stucky, oggi trasformato in albergo di lusso e centro congressi. Sueca significa Giudecca in dialetto veneziano e bianca è una parola che evoca il colore della farina. Ci saranno ancora misteri, complotti e agitazioni operaie e, guarda caso, ritroveremo l’architetto Luigi Bellotti ed il suo amico, il critico d’arte Matteo De Cristoforis, i due protagonisti di Giallo Milano.
Ambizioni particolari non ne ho, ma mi piacerebbe poter dedicare alla scrittura molto più spazio di quello che le sto dedicando e non doverlo ritagliare solo nei pochi momenti di tempo libero che ho a disposizione.

Hai ancora qualche sogno nel cassetto da realizzare?
Il mercato dell’editoria è un mercato dalle dinamiche molto complesse e diventare ricchi e famosi, oggi come oggi, è praticamente un’utopia, anche nel caso si dovessero possedere grandi qualità. “Uno su mille ce la fa!”. Personalmente in questo momento non ho grandi sogni nel cassetto per quanto riguarda la scrittura. Mi piacerebbe però che le mie opere potessero essere lette da sempre più persone, perché un romanzo, pur di fantasia, contiene sempre i tuoi pensieri e condividerli è bello.

12.  Dove possiamo trovare i tuoi libri? E come seguirti?
I miei libri sono stati pubblicati da piccole case editrici, per cui la distribuzione nelle librerie è un punto debole. Come sappiamo, le librerie, sia grandi che piccole, vendono prevalentemente case editrici famose e autori noti, perché devono fare fatturato. Editori minori e autori emergenti vengono spesso snobbati e quindi risulta difficile trovare i loro libri sugli scaffali. Però è possibile farseli procurare.
Per quanto riguarda i miei libri, nelle mie pagine Facebook è possibile trovare l’elenco delle librerie di Milano e provincia che li vendono.
Sono comunque tutti reperibili in rete presso i più grandi rivenditori online, come Amazon e IBS.
“Giallo Milano” è reperibile anche in versione e-book.
Chi volesse seguirmi, trova news nelle mie pagine Facebook, facilmente rintracciabili perché hanno il nome dei miei libri.

Titolo del Libro: Giallo Milano
Autore: Giancarlo Bosini
Editore: 0111edizioni
Data di Pubblicazione: Gennaio 2016
ISBN-10: 8863079838


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I DISPERATI CASI DELL’ISPETTORE TOMBINI


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1 commento:

  1. Interessante intervista! Non vedo l'ora di leggere l'ultimo. Giallo Milano è bellissimo. Leggetelo!

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