recensione di Tiziana Viganò
Romanzo di formazione e di
viaggio, “Volo di nascosto” di Alberto Bianchini
è un libro che attraverso il racconto dell’avventura di un liceale alla vigilia
dei suoi diciotto anni, Giorgio, ci avvicina al percorso di ricerca della propria identità.
Costretto
dagli eventi, non sempre convinto della riuscita della sua impresa irrazionale,
ma spinto da incoscienza ed entusiasmo giovanile, Giorgio si butta
all’avventura dopo aver rubato un Cessna 175, senza alcuna esperienza di volo,
ma con la fortissima motivazione di raggiungere il Brasile.
Con solo
un motorino Booster come compagno di viaggio, simbolo di quello che ha lasciato
dietro le spalle e che ancora desidera portare con sé, abbandonerà anche
quello, una zavorra in meno per essere
più leggero e libero dalla vita passata.
I suoi
atterraggi in Spagna Marocco Senegal, l’esperienza da Robinson Crusoe
nell’isola sconosciuta in mezzo all’Atlantico, l’ultima tappa in Brasile: avvolto dall’abbraccio totalizzante con la
Natura, troverà il contatto con
anime semplici, ancorate al reale, ospitali e accoglienti, che gli insegneranno
valori concreti, amicizia e solidarietà. Sofferente e in pericolo di vita
si lancia verso l’ignoto, sfida l’aria il cielo e la forza dell’Oceano
Atlantico, come un Eroe mitico, con molto
coraggio supera le difficoltà, riesce nell’impresa e scomparirà nel nulla avendo preso nelle sue mani la responsabilità
della propria vita, Un nuovo Piccolo
Principe...
Il viaggio è una metafora
potente, che aiuta a scoprire se stessi, ribaltando vecchi schemi e punti di
vista: ci mette
di fronte a prove che danno la misura delle nostre capacità, fa riflettere sul
significato della vita.
Non si scoprono nuove terre se
non si accetta di perdere di vista per molto tempo la terraferma. (A. Gide)
Così
Giorgio, il protagonista di “Volo di nascosto”, entrerà nella maturità.
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