25 ottobre 2015 - un racconto della giornata tra scrittori "Il vizio di scrivere" - Biblioteca di Rescaldina (Mi)
pagina facebook: Il vizio di scrivere
(prossima giornata in gennaio, seguiteci!)
Era uno
di quei momenti in cui vagabondi per casa cercando qualcosa che ti riempia il
tempo: quel tempo troppo scandito dagli eventi esterni, dalla frenesia della
vita quotidiana, dal questo è giusto, doveroso, istituzionalizzato della serie
: ”ve’ lo fanno tutti!” . Beh! ero lì
che vagavo come un’anima in pena da un
locale all’altro, da un pensiero apparentemente chiaro e deciso all’immediato
suo opposto, creando quell’attimo di perso e di vuoto dove nulla sembra meritare uno spazio nella mente, quando il più
banale degli impulsi si compie senza quasi che te ne accorga. Toh! Accendo il
televisore. Poi penso: ma sì in fondo mi
distrae un po’ dalla confusione della mente e da questa maledetta incapacità di
decidere quando qualche cosa d’altro non decide per me.
Il volto ben delineato del conduttore del
telegiornale di turno mi appare come
l’ennesimo automa: incipriato, imbellettato incorniciato come uno dei più
perfetti ritratti d’autore, ma pur sempre un automa. Penso: che noia, almeno
quel tale oggi sa che fare. Per lui è tutto chiaro prestabilito, non ha
pensieri vaganti per la testa ma di certo idee, magari non sue ma di sicuro ben
chiare. Sospiro e penso: Beato lui!
Ma ecco che finalmente la mia attenzione si sposta
all’ascolto. Il tale sullo schermo era intento a dare una notizia molto pratica
e d’interesse comune. Diceva:” Domani si conclude l’ora legale e le lancette
ritorneranno indietro di un’ora”. Guardo il calendario: ok tutto legale. E’ il
24 Ottobre e di solito questo è il periodo in cui torna l’ora illegale, cioè,
volevo pensare, l’ora naturale. Mi sorprendo a sorridere da sola dei miei
pensieri, intanto che la mia attenzione
verso il giornalista e i suoi comunicati si era già abilmente e velocemente dissolta. Ma pensa te!
mi dico. Ho pensato all’ora illegale anziché naturale, solare, ciclica come le
stagioni, come il corso della vita, come il tempo stesso che scorre regolare
senza alcuna sorta di legge, imposizione, comando. Lui va, nessuno lo può
domare. Il tempo è come un cavallo
libero, scorre indomabile nelle pianure sconfinate e inabitate del mondo. Eppure, tristezza! In questa nostra società
dei consumi, del profitto e del dominio dell’uomo sul tutto anche il tempo
diventa addomesticabile. Insomma siamo riusciti a controllare persino
l’incontrollabile: sottomettere il tempo
ai nostri fini. Odio tutto ciò, l’ho sempre odiato! Eppure la parola legale è
talmente investita di sacralità oggi, che in confronto la parola naturale
sembra solo una cosa alternativa. Pazzesco!
Io direi che finalmente torniamo a
regolamentare il tempo libero, non perché si può far ciò che si vuole ma
piuttosto perché finalmente abbiamo tolto i lacci a colui che non può essere
ingabbiato, imprigionato, alienato, imbrigliato: il tempo, il signore della
vita l’innominabile presente e assente nello stesso momento.
Anche il televisore mi ha stancato, mio dio!
Queste notizie sono sempre sconcertanti! Quando non sono l’ennesimo annuncio di
morte! Via via spengo. Non è nemmeno questo che voglio oggi. Accendo la mia
musica Non è gettare il tempo sentire la musica, ma scaldare il cuore, calmare
i pensieri, forse lasciare libero davvero il tempo: quello illegale, voglio
dire. Lasciare che il cavallo vada un
po’ dove crede. Chiudo gli occhi e finalmente mi lascio andare. Le armonie, i
ritmi, i timbri e le escursioni cariche di forza e d’improvvisi silenzi dei
compositori russi mi hanno sempre affascinato fin dai ricordi di ragazzina. Sì,
proprio quando il mio tempo illegale soggiornava in spazi nuovi fatti di
scoperte e imprevedibili esperienze. Già! è proprio come se noi, la musica e tutto
questo mondo sensibile che ci appartiene fosse al galoppo, cavalcasse questo
libero e misterioso tempo illegale. Chiudo
gli occhi, è inevitabile. Ogni volta che sento la musica mi viene da chiudere
gli occhi. E la cosa strana è che sempre in quei momenti di pace rubata i miei
occhi ci vedono meglio: le immagini sono stranamente più nitide e le percezioni
dei miei sensi più pulite profonde reali.
Sono lì che ascolto e vedo fra le note e timbri
della moltitudine di strumenti d’orchestra, l’immensità di una terra deserta,
ma calda , appagante di materia mobile volitiva: terra sabbia aria. E lì che
vedo lo scorrere infinito di eleganti cavalli bianchi indefinibili per la
velocità della loro corsa: macchie di colore in movimento, sabbia che si
solleva forse aria, vento. E poi, ad un
tratto il flusso rallenta, il ritmo cambia e come un’immagine di primo piano mi
sembra di vederlo. La sagoma magnifica di un cavallo enorme in costante
movimento, i colori del mantello attraversano la luce lasciando trapelare ogni
tanto sfumature dell’iride senza che mai
un colore si soffermi a sufficienza per poter essere riconosciuto: solo il
bianco sembra dominare. Sembra che aspetti, sembra mi guardi, sembra attenda ma
è solo un pensiero nella mia mente, un’idea, oppure è così? In quel momento le
armonie della musica che esce dal mio lettore cd si sono fatte dolci, lente, piene
di attesa cadenziate, proprio come il calmo
galoppo di quel cavallo, prima che i ritmi aumentino e la corsa riprenda e ricominci di nuovo. Gli domando: - Sei tu? Sei
il tempo Illegale? – e subito aggiungo, presa da uno strano rimorso per aver
osato tanto. - Scusa se ti ho chiamato così, ma mi ha fatto ridere questa
definizione, un poco offensiva, ma che nello stesso tempo sembra vera per gli
esseri umani, non trovi ? – Oh! Si- mi rispose il bellissimo destriero, senza
mai fermarsi un attimo - peccato che poco mi riguardi, ma sono a conoscenza
delle vostre bizzarrie. Gli umani si
caratterizzano proprio per quello: ne sono tormentati ma alla fine la loro materia non è altro che
un cumulo di sostanza impazzita. Lo guardo allibita e stupefatta e senza
accorgermi dai denti mi sfugge una domanda questa volta decisa e impaziente: Ma
tu sei il tempo, non è vero? - Oh! Che sciocchezza! - Rispose il cavallo che
già mi sembrava avesse aumentato il suo ritmo di galoppo. - Perché? -risposi io
quasi confusa da quella risposta inaspettata. – Se non sei il tempo allora chi
sei? – Non so proprio, ma tu dovresti saperlo! - disse lui –Sapere cosa? - Sinceramente devo complimentarti con te per la
scelta elegante dell’immagine che mi hai attribuito mia cara, ma come potrai di
certo capire io non sono portatore d’immagini, nemmeno d’emozioni e di azioni,
come tu mi hai qui dipinto. E neppure dovresti tanto preoccuparti per il mio
nome o per gli appellativi che mi vengono dati. Pensa, non c’è nulla di reale
in tutto questo! Io sono la creatura più irreale e assurdamente più nominata
dagli uomini.-Come puoi dire una cosa del genere!- dissi io confusa, la mia
stessa storia è comprensibile e
descrivibile solo con la tua presenza-No!
Non è affatto così- rispose lui
-E
allora spiegami tu quale è la tua forma reale, la tua vera natura, la tua
reale identità!- Le risposi impaziente.
In
quell’attimo le note della musica cominciarono di nuovo la loro corsa, i volumi
e ritmi sembravano impazzire di nuovo e anche la corsa dei cavalli di luce riprese
davanti ai miei occhi lasciando quella insolita conversazione inconclusa.
Venni improvvisamente scossa da questi
pensieri da un suono conosciuto che si sovrappose ad essi: era la soneria del
mio cellulare. Mio marito dall’altro capo del telefono mi chiedeva se
avessi tempo per una commissione urgente. –Sì sì,- mi misi a ridere. - tempo ce
né quanto ne vogliamo. Dunque, sospendo un attimo i miei pensieri, ristabilisco
le mie emozioni entro una nuova traiettoria , cambio le immagini e gli spazi
che sono ora intorno a me ed ecco è presto fatto!- Dall’altro capo del
cellulare sento lui balbettare…..- ma ti sta dando di volta il cervello più del
solito?- No No! Tranquillo, ho semplicemente deciso di dedicarmi al tempo
illegale, quello legale mi ha proprio rotto le scatole!-
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