di Tiziana Viganò
La parola STRESS definisce un concetto importante
perché permette di interpretare in modo unitario l’azione di stimoli interni ed
esterni all’organismo, sottolinea l’importanza del terreno biologico nella
genesi delle malattie, permette di vedere in modo chiaro l’unità di psichico e
biologico.
Abitualmente si parla di stress dandogli una
connotazione negativa. In realtà lo stress è una risposta utile alla vita e
anzi, lo stress acuto, entro certi limiti, ha un ruolo protettivo, necessario
alla fisiologia dell’organismo e preventivo di possibili malattie somatiche. E’
una risposta utile alla vita perché consente all’organismo di mantenersi e
ritornare in equilibrio durante e dopo gli eventi della vita.
La prima
definizione scientifica dello stress risale al 1936, ed è del biologo Hans
Selye. Osservando i mammiferi, lo studioso notò che rispondevano
a stimoli di diversa natura con una reazione fisiologica simile, e ne concluse
che “lo st
ress è la risposta aspecifica dell'organismo ad ogni richiesta effettuata su di esso”, quindi l’adattamento a qualunque esigenza, di natura fisiologica o psicologica che gli venga imposta. Se nella prima fase dei suoi studi Selye aveva dato la preminenza a stimoli fisici, chimici e biologici, ben presto si rese conto che lo stress poteva essere innescato anche da stimoli psicosociali, anzi, nell’uomo questi erano prevalenti.
ress è la risposta aspecifica dell'organismo ad ogni richiesta effettuata su di esso”, quindi l’adattamento a qualunque esigenza, di natura fisiologica o psicologica che gli venga imposta. Se nella prima fase dei suoi studi Selye aveva dato la preminenza a stimoli fisici, chimici e biologici, ben presto si rese conto che lo stress poteva essere innescato anche da stimoli psicosociali, anzi, nell’uomo questi erano prevalenti.
Studi
successivi hanno mostrato che la risposta di stress si verifica ogni volta che
in particolari strutture cerebrali – il sistema limbico - si ha una attivazione
di tipo emozionale che richiede un meccanismo adattivo e difensivo. Questi stimoli però vengono
filtrati e valutati dalle strutture cerebrali che li confrontano con le
esperienze precedenti e i programmi psicologici individuali – valutazione
cognitiva -. La sede fisica di questo processo è nelle strutture corticali del
cervello: quanto più complesse sono tali strutture (e quindi l’uomo è ben
diverso dall’animale) e tanto maggiore è la variabilità individuale alla
risposta. Ovviamente queste strutture possono a loro volta divenire fonte di
stimoli stressanti, legate come sono a fantasie, ricordi, esperienze pregresse,
anticipazioni immaginarie di eventi futuri e interazioni sociali. La memoria
del Sistema Nervoso coesiste con la memoria del Sistema Immunitario proprio a
livello dell’amigdala e dell’ippocampo – per esempio in momenti emotivi particolari o in ambienti
particolarmente stimolanti la memoria è più facile e noi stiamo benissimo -.
La
reazione di stress attraversa tre fasi:
v
La fase di reazione, in cui l’organismo risponde allo stimolo esterno
adattandosi quantitativamente e qualitativamente al tipo e all’intensità dello
stimolo stresso
v
La fase di resistenza, di durata variabile, in cui il corpo e il comportamento sono
diversi dalla norma
v
La fase di esaurimento, in cui tutto ritorna come prima se lo stress è stato
allontanato; se invece lo stress persiste a lungo l’equilibrio psicofisico
dell’organismo viene alterato
Proviamo a pensare all’uomo primitivo, davanti a un leone….il
corpo si attiva, con quei meccanismi neurofisiologici di cui abbiamo parlato.
Questo stress, o “eustress”, molto positivo, lo spinge a difendersi…o a scappare.
Ma se, come avviene nel nostro mondo moderno, lo stress è ripetuto
quotidianamente e non c’è possibilità di fuga - un lavoro inadatto in un
ambiente in cui il soggetto non riesce a relazionarsi, per esempio -….allora lo
stress diventa “distress” ed è nocivo alla salute perché lo stress di fatto modifica il controllo nervoso
sugli organi interni, sul sistema immunitario e sul sistema endocrino.
Quindi se
gli eventi stressanti si moltiplicano e si ripetono costantemente, o quando la
persona, per suoi problemi psicologici, vive la normalità come una continua
fonte di stress, il malessere costante, che genera alterazioni biologiche
nell’organismo, può generare vere e proprie manifestazioni patologiche
organiche.
La
reazione di stress nasce nel cervello, e più specificamente nell’ ipotalamo
o sistema limbico . Da qui viene inviato un segnale ormonale che
coinvolge l’ormone adenocorticotropo, che dà il via all’ipofisi per la
produzione di cortisolo, adrenalina
e altri ormoni. Il cortisolo è
una sorta di cortisonico naturale, che provoca l’incremento immediato delle
reazioni psicofisiche, per cui la persona si sente pronta all’azione. La
produzione di cortisolo favorisce l’attività cerebrale, ed ecco spiegato perché
quando si è in uno stato di ansia le prestazioni intellettive migliorano.
Altri ormoni, come
le catecolamine (adrenalina e noradrenalina)
possono invece attivare altri sistemi, come quello cardiovascolare e quello
respiratorio, aumentando sia la velocità del ritmo cardiaco - per cui il cuore
pompa più sangue nell’organismo- sia la pressione arteriosa, che contribuisce a
sua volta ad aumentare l’apporto di sangue.
Si può
distinguere tra
v
stress acuto: l'attivazione dell’organismo causata dallo stimolo stressante si
instaura rapidamente e si esaurisce in breve tempo, ripristinando le condizioni
di base e
v
stress cronico: l’attivazione biologica e comportamentale indotta dallo stressor
non si esaurisce, ma al contrario si mantiene costante o addirittura aumenta,
senza un ritorno alla condizione di equilibrio di base.
Se
quindi, per una ragione qualsiasi, lo stimolo stressante non può essere
allontanato distrutto o neutralizzato, il programma di stress si mantiene attivo: H. Laborit
chiamava questa situazione, fonte di disturbi comportamentali e somatici,
“inibizione all’azione”.
Nell’animale
la condizione di stress cronico dipende quasi esclusivamente da condizioni
ambientali naturali, mentre nell’uomo sono determinanti le condizioni
psicosociali.
La
complessità dei rapporti interpersonali fa sì che sia difficile a volte
neutralizzare o allontanare lo stressor
con reazioni semplici di attacco e fuga: in alcuni casi combattere lo stress
può essere più stressante dello stress stesso, oppure lo stressor non è chiaramente identificabile come tale e quindi non
può essere adeguatamente affrontato, oppure invece di nascere da fatti esterni
sorge dall’interno del soggetto.
Lo
stress acuto o cronico è sempre conseguenza di un’attivazione emozionale e non
vi è differenza potenziale tra stimoli che inducono emozioni positive e stimoli
che inducono emozioni negative, ma c’è nelle conseguenze.
In
entrambi i casi si verifica una condizione di stress acuto iniziale con le medesime
caratteristiche, ma con emozioni positive si verifica sempre un ritorno alle
condizioni di base, mentre nello stress con emozioni negative si instaura più
facilmente la cronicizzazione – perché aumenta l’attivazione psicobiologica con
riduzione della risposta funzionale e aumento del rischio psicosomatico -.
L’esposizione
ripetuta agli stressor genera un’abitudine, ma l’abitudine non si verifica se
persiste la percezione di pericolosità dello stimolo.
(prima
parte - continua)
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