BOTANICA E POLITICA:
LE ROSE CONTRO TUTTI I TOTALITARISMIDUE MODI DI PENSARE IL MONDO, DUE MODI DI
COLTIVARE
Amare
le rose, saper prendersene cura, esser capaci di gioire della bellezza: in
questo saggio Solnit racconta le radici dell’antitotalitarismo di Orwell che si
oppone alla visione di Stalin, dittatoriale anche nel rapporto con la natura e
la coltivazione.
Rebecca Solnit ritrae un Orwell più
speranzoso, e offre una meditazione sul piacere, sulla bellezza e sulla gioia
come atti di resistenza
“Nella
primavera del 1936 uno scrittore piantò delle rose”. Così inizia il nuovo libro
di Rebecca Solnit, una riflessione sulla passione di George Orwell per il
giardinaggio e sul modo in cui il suo coinvolgimento con le piante, in
particolare i fiori, illumina il suo impegno di scrittore e antifascista. Il
racconto di Solnit si sviluppa tra la scrittura e l’agire di Orwell: andare a
visitare le miniere di carbone dell’Inghilterra, combattere nella guerra civile
spagnola, criticare Stalin quando gran parte della sinistra internazionale lo
sosteneva ancora. Il libro offre una lussureggiante esplorazione di politica,
rose e piacere, e una nuova interpretazione di George Orwell come un
appassionato giardiniere la cui scrittura politica era fondata sulla sua
passione per il mondo naturale. Il ritratto si conclude con una rilettura di
1984 che offre l’immagine di un Orwell più speranzoso.
“Non
avevo pensato con sufficiente impegno a quelle rose di cui avevo letto la prima
volta più di un terzo di secolo fa. Erano rose, ed erano a un tempo le
sabotatrici dell'atteggiamento con cui a lungo avevo accettato una versione
convenzionale di Orwell e un invito ad andare più
a fondo nella questione. Erano domande su chi fosse veramente lui e chi fossimo veramente noi, e su come il piacere e la bellezza e il
tempo trascorso senza un tornaconto pratico quantificabile occupino un posto
nella vita di qualcuno, forse di chiunque,
abbia a cuore la giustizia, la verità, i diritti umani, e
voglia cambiare il mondo”
hanno scritto sul libro
«Ho amato questo libro:Orwell è raccontato come un padre gioioso, speranzoso, amante della vita ma soprattutto come un appassionato ed energico giardiniere». Margaret Atwood
Se “orwelliano” è diventato sinonimo di
oscurità e oppressione, Solnit
ci presenta un Orwell innamorato del giardinaggio, della natura e con un piacere fisico nei confronti della
vita: il suo antidoto al
cupo puritanesimo degli ideologi. The Guardian
Una lettura coinvolgente che riflette su argomenti diversi come la crisi climatica, le ideologie estremiste.The Telegraph
Rebecca Solnit usa il giardino di Orwell come mezzo per esplorare la vita personale, la scrittura e il pensiero politico dello scrittore.Washington Post
Grazie alle parole di Rebecca Solnit, la scrittura di Orwell trova nuova luce.The Stetesman
Non è facile trovare nuovi punti di vista su una figura così importante: Rebecca Solnit ci è riuscita. Vogue
Rebecca Solnit californiana, è scrittrice, giornalista,
storica, ambientalista, femminista e critica d’arte. Per Ponte alle Grazie sono
usciti: Gli uomini mi spiegano le cose (2017), Storia del camminare
(2018) e Ricordi della mia inesistenza (2021).
I
suoi scritti sono apparsi su Harper’s Magazine e The Guardian. Vincitrice di
numerosi premi, è una delle intellettuali americane più rispettate e
autorevoli.
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