Una storia di famiglia e di amore,
di tradizioni e di ribellione, ambientata
nelle Langhe alla fine della guerra.
Un inno alla forza della passione,
in un tempo in cui amarsi
significava compiere scelte drastiche,
in bilico tra la vita e la morte.Dal 9 settembre in libreria
Nell’Alta Langa erano potenti e temuti, i Costamagna. Quando passava uno di loro, la gente mormorava e si toglieva il cappello. Poi è arrivata la guerra, che ha portato via troppi uomini e stravolto ogni equilibrio. Adesso i padroni di un tempo devono vendere le loro terre per far quadrare i conti, e rompersi la schiena in quelle rimaste. Virginia, coi suoi diciannove anni e la sua sfacciata vitalità, è la più giovane della famiglia, l’ultima dei Costamagna, e non ha alcuna paura di faticare per costruirsi un futuro diverso.
Un giorno, tra i campi spunta uno sconosciuto. È un ex partigiano e ha percorso mille chilometri a piedi, dice, dal nord della Francia, soltanto per restituire un medaglione d’oro ai genitori del compagno d’armi che gliel’ha affidato in punto di morte. Avrebbe potuto venderlo e con quei soldi imbarcarsi per l’America, dimenticare l’orrore, ma ha preferito onorare quel debito morale. Accolto dalla Duchessa, l’anziana donna che tiranneggia sui destini e sugli affari sempre più incerti dei Costamagna, il ragazzo viene messo alla porta: vadano a quel paese lui, il medaglione e anche la memoria di quel nipote traditore che ha combattuto al fianco dei ‘rossi’.
E così se ne va con la coda tra le gambe, ma qualche sera più tardi ricompare in una cascina vicina, con una chitarra in mano e una voglia di suonare che fanno eco alla splendida irrequietezza di Virginia.
Con una formidabile sensibilità ai moti dell’animo umano, Davide Mosca ha scritto un romanzo di parole precise e vere, di paesaggi sanguigni, di uomini che escono smarriti dalla guerra e di donne che hanno cuore e gambe per inseguire il loro destino.
«La guerra aveva giocato con il tempo e con le persone, certi giorni mi sentivo una bambina a cui era stata strappata l’infanzia, non l’età dei giochi, che da noi non usava, ma il tempo dell’irresponsabilità, del correre nel prato senza pensare ai neri, ai rossi, agli azzurri. Altre volte mi sentivo una donna nel pieno del suo fulgore, specie l’estate, quando ballavo alle feste dei paesi e nessuno poteva
rinchiudermi in casa, perché mia madre mi assecondava e alla Duchessa non importava, tanto una mela guasta prima cade dall’albero e meglio è per l’albero».
DAVIDE MOSCA è nato a Savona e vive a Milano, dove dirige la libreria Verso. Ha pubblicato vari romanzi, l’ultimo è Breve storia amorosa dei vasi comunicanti (2019).
nelle Langhe alla fine della guerra.
Un inno alla forza della passione,
in un tempo in cui amarsi
significava compiere scelte drastiche,
in bilico tra la vita e la morte.Dal 9 settembre in libreria
«Penetrante e intenso,
Mosca ci ricorda che le rinascite possono
compiersi soltanto attraverso la fusione di una persona in un’altra.»
Corriere della Sera
«Fresco come il Virzì della prima ora,
racconta le donne senza cedere al maschilismo.
Leggerlo accarezza quella parte di noi
che rimarrà, per sempre, ragazza.»
Vanity Fair
Nell’Alta Langa erano potenti e temuti, i Costamagna. Quando passava uno di loro, la gente mormorava e si toglieva il cappello. Poi è arrivata la guerra, che ha portato via troppi uomini e stravolto ogni equilibrio. Adesso i padroni di un tempo devono vendere le loro terre per far quadrare i conti, e rompersi la schiena in quelle rimaste. Virginia, coi suoi diciannove anni e la sua sfacciata vitalità, è la più giovane della famiglia, l’ultima dei Costamagna, e non ha alcuna paura di faticare per costruirsi un futuro diverso.
Un giorno, tra i campi spunta uno sconosciuto. È un ex partigiano e ha percorso mille chilometri a piedi, dice, dal nord della Francia, soltanto per restituire un medaglione d’oro ai genitori del compagno d’armi che gliel’ha affidato in punto di morte. Avrebbe potuto venderlo e con quei soldi imbarcarsi per l’America, dimenticare l’orrore, ma ha preferito onorare quel debito morale. Accolto dalla Duchessa, l’anziana donna che tiranneggia sui destini e sugli affari sempre più incerti dei Costamagna, il ragazzo viene messo alla porta: vadano a quel paese lui, il medaglione e anche la memoria di quel nipote traditore che ha combattuto al fianco dei ‘rossi’.
E così se ne va con la coda tra le gambe, ma qualche sera più tardi ricompare in una cascina vicina, con una chitarra in mano e una voglia di suonare che fanno eco alla splendida irrequietezza di Virginia.
Con una formidabile sensibilità ai moti dell’animo umano, Davide Mosca ha scritto un romanzo di parole precise e vere, di paesaggi sanguigni, di uomini che escono smarriti dalla guerra e di donne che hanno cuore e gambe per inseguire il loro destino.
«La guerra aveva giocato con il tempo e con le persone, certi giorni mi sentivo una bambina a cui era stata strappata l’infanzia, non l’età dei giochi, che da noi non usava, ma il tempo dell’irresponsabilità, del correre nel prato senza pensare ai neri, ai rossi, agli azzurri. Altre volte mi sentivo una donna nel pieno del suo fulgore, specie l’estate, quando ballavo alle feste dei paesi e nessuno poteva
rinchiudermi in casa, perché mia madre mi assecondava e alla Duchessa non importava, tanto una mela guasta prima cade dall’albero e meglio è per l’albero».
DAVIDE MOSCA è nato a Savona e vive a Milano, dove dirige la libreria Verso. Ha pubblicato vari romanzi, l’ultimo è Breve storia amorosa dei vasi comunicanti (2019).
Amare una volta
Autore: Davide Mosca
Editore: Salani Editore
Anno edizione: 2021
Pagine: 272 p., Brossura
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