Quartiere Garbatella, è l’una di notte passata.
Tre netturbini trovano il cadavere di una ragazza accanto a un cassonetto.
Chino su di lei, in stato confusionale e sporco di sangue, c’è un tassista. «È tutta colpa mia!», grida fra i singhiozzi. Paolo Proietti viene avvisato dai colleghi della mobile anche se non è di turno. Quel tassista è l’amico fraterno con cui ha interrotto, o quasi, ogni rapporto. Ernesto ha tradito la sua fiducia e lui non è mai riuscito a perdonarlo. La vittima era una ventunenne di origine nigeriana. Ex schiava sessuale reinserita da tempo nella società, lavorava come baby sitter e poteva permettersi l’affitto di un appartamento. La Garbatella non era il suo quartiere, nessuno dei curiosi scesi in strada nel cuore della notte aveva mai visto quella ragazza prima di allora. Ernesto ritratterà la sua ammissione di colpevolezza adducendola allo shock: conosceva bene Prudence, era proprio lui ad accompagnarla ogni sabato in taxi per trascorrere la notte con un uomo misterioso. Sarebbe morta fra le sue braccia quando è andato a riprenderla e, prima di ciò, avrebbe sussurrato qualcosa di indecifrabile: il nome del colpevole, forse. Poche settimane prima gli aveva confidato che si sentiva in pericolo: qualcuno voleva farle del male, ma non sa indicare chi.
A un’ora dalla morte di Prudence, una telecamera di sorveglianza riprende una loro accesa discussione: lui la strattona con violenza, sta per darle uno schiaffo. Risale sul taxi, inviperito la lascia da sola in strada. Non riuscirà a discolparsi durante l’interrogatorio; in attesa di sviluppi, quel video lo rende il principale sospettato e finisce così in carcere. Il compito di Proietti, stavolta, non si limita alla risoluzione di un caso d’omicidio: dovrà ingoiare orgoglio e testardaggine, convincersi dell’innocenza di Ernesto, credere di nuovo in lui e soprattutto in se stesso. La fiducia è una sensazione di sicurezza basata sulla speranza o sulla stima, Paolo avrà l’ennesima conferma di quanto sia rischioso concederla anche agli amici di lunga data. Sarà proprio la vittima, in qualche modo, a raccontargli che ogni errore di valutazione può essere fatale.
Luana Troncanetti è nata e vive
a Roma. Ama spaziare dalla scrittura ironica al noir. Ha partecipato a diverse
raccolte per Perrone Editore, contribuito ad antologie per Fabbri e Comix,
scritto per Kairos, Homo Scrivens, Cento autori. Nel 2009 pubblica Le mamme
non mettono mai i tacchi (Boopen Led), poi edito da Galassia Arte
nel 2011, e Agrodolce per L’Erudita nel 2016. Ha vinto diversi concorsi
letterari per la sezione racconti, fra i quali il Premio Massimo Troisi, il
Donna sopra le righe e il Thriller Cafè. Con il noir Silenzio (Kindle
Direct Publishing), primo classificato al Premio Internazionale Amarganta 2017,
nel 2018 ottiene una menzione d’onore al Premio Residenze Gregoriane e vince il
Garfagnana in giallo - Sezione Nero digitale. Quindi, in versione rivista e
ampliata, lo ripubblica nel 2019 con il titolo I silenzi di Roma
(Fratelli Frilli Editori) e si classifica seconda al Premio letterario Città di
Ladispoli. Con il romanzo breve La cuoca - Storia di un terremoto, uno
dei suoi lavori auto pubblicati sulla piattaforma Amazon, nel 2020 vince il
Premio speciale Lara Calisi - Coraggio di donna al Premio letterario città di
Ladispoli.
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