venerdì 16 marzo 2018

"Oltre e un cielo in più" di Luca Sciortino. Recensione di Tiziana Viganò


recensione di Tiziana Viganò già pubblicata in 


https://www.gliscrittoridellaportaaccanto.com/2018/02/oltre-e-un-cielo-in-piu-luca-sciortino.html


Luca Sciortino ha quarantasette anni, è un filosofo, giornalista e scrittore di successo, ma sente l’inquietudine del vivere in una società che gli va stretta: una vita sedentaria, oppressa dalla routine, da mille regole e costrizioni, i rimpianti per le possibilità irrealizzate lo soffocano. Davanti però ha le opportunità che si offrono a chi si mette in cammino, un viaggio che lo apre alla scoperta di un mondo che desidera conoscere nelle sue facce multiformi e nello straordinario che si manifesta ovunque.
“L’inizio del viaggio è essere infedeli a quello che eravamo”.
Perché se da un viaggio di ricerca si torna sicuramente diversi da come si è partiti, si comincia a cambiare fin dal momento in cui si è già proiettati verso una partenza guidata dal caso e dalle stelle.

Così, il 15 luglio 2016 parte dall’isola scozzese di Skye, pensando a un itinerario che lo condurrà fino a Tokyo, la sua Itaca.
Pensando, non progettando, perché decide di cogliere i momenti man mano che si presentano, viaggiando lentamente per assaporare ogni particolare, senza prendere aerei che non permettono di conoscere la realtà che esiste tra un punto e l’altro del globo, acquisendo informazioni giorno dopo giorno  perché
“La strada la fai andando”.
Il viaggiatore, l’uomo in cammino, cerca un Altrove e cerca l’Altro per nutrire la sua mente, per stimolare la sua curiosità per ciò che è diverso, per sentire l’anima del mondo, e attraverso queste esperienze scopre non solo le proprie risorse, ma anche la propria interiorità. Scoprire se stessi è il grande traguardo.
Rinunciare alle proprie sicurezze e andare oltre i confini del conosciuto. Rifiutare la continua corsa che la società impone verso cose che hanno poco valore intrinseco: questo è un insegnamento grandioso che si apprende attraverso la conoscenza di altre culture diverse dalla nostra, attraverso un approccio empatico verso altri essere umani. Imparare ad ascoltare e capire anche lingue diverse dalla nostra, riconoscere la diversità come un valore prezioso, che arricchisce, accettarla con rispetto e umiltà senza volerla piegare al nostro punto di vista o ingabbiarla in schemi, oppure cercare di conciliare l’inconciliabile.
L’“Uomo in cammino che veniva da terre lontane, nomade in fuga dalla quotidianità, viandante perduto nel mondo, cosmopolita in cerca di terre vergini”…
…trova durante il suo andare una solidarietà disinteressata, da noi sconosciuta, acquisisce una nuova fiducia perché in tanti l’hanno aiutato; ha condiviso cibo e avventure, pensieri e abitudini, gioie e difficoltà del vivere, grandezza e miseria umana. Ha scambiato tante parole in diverse lingue incomprensibili…eppure ha potuto capire ugualmente, in una continua condivisione; ha potuto studiare come cambiano l’uomo e il suo modo di pensare, la cultura, i valori, la religione cambiando le condizioni storiche, geografiche e perfino climatiche.
“Viaggiando ritrovavo parti di me stesso in altre culture”.
Anche in questo il viaggio è metafora della vita. Acquisisce la convinzione di dover difendere la diversità in tutte le sue forme, ma anche
“ dopo quell’abbraccio, solo, in quella landa sconosciuta, sotto un cielo pienissimo di stelle, mi sentii parte di un’unica razza, la razza umana, una schiatta perduta nell’universo”.

Tanti paesaggi naturali e tanti paesaggi umani scorrono davanti a chi sa guardare il mondo con gli occhi di chi scopre il meraviglioso, di chi sa godersi il viaggio senza preoccuparsi troppo della meta, perché la vera felicità sta nel viaggiare stesso, conoscendo se stessi, godendo di ogni minuto per imparare a gioire della vita. Lentamente, seguendo la corrente ininterrotta dei propri pensieri.

La nostra civiltà è indebolita, dopo secoli turbolenti ma anche particolarmente creativi, ora avanzano popoli di altri continenti che hanno forza nuova, una migrazione pacifica e necessaria per infondere nuovo sangue e linfa a popoli antichi che ora cercano invano di difendersi, pieni di paura, da qualcosa che non può essere arrestato. L’uomo è nato migrante, fin da quando una scimmia evoluta si è alzata in piedi e ha cominciato a camminare partendo dalle gole della Rift Valley e evolvendosi ancora ha colonizzato tutto il pianeta: siamo tutti migranti e nomadi…Ma se la cultura di un popolo è scritta nel suo patrimonio genetico, la sete di conoscenza guida ognuno verso l’infinito.
Per andare oltre.
 “nel guardare fuori rivedevo esattamente ciò che avevo letto…sensazioni dimenticate che riaffioravano nella mia memoria man mano che il treno procedeva. Mentre viaggiavo, non solo scoprivo, ma anche riscoprivo ciò che era sepolto dentro di me. Ogni sguardo fuori da un treno o da un autobus illuminava parti in ombra della mia memoria e faceva rivivere i libri che avevo letto. Collegava idee, autori, paesaggi e storia. Il piacere di capire le ragioni delle cose e di unificare in un tutt’uno immagini lontane nel tempo e nello spazio.”

Luca Sciortino si mette in viaggio dalla Scozia, e il suo cammino dura per diciottomila chilometri: via Londra, si ferma alla Calais jungle,il campo profughi dove migranti sradicati dai loro paesi in guerra e miseria inseguono una speranza; da Parigi a Milano a Budapest,  porta d’Oriente; attraversa l’Ucraina ferita da anni di guerra; la Russia che sembra non finire mai; il Kazakistan, con le sue steppe percorse da un numero infinito di cavalli, con i pastori e i cacciatori con le aquile; i monti del Tien Shan ammirati anche da Marco Polo; la Siberia gelida e sterminata, il lago Bajkal e l’ incanto isola di Olkhon; la Mongolia, deserto d’erba immensamente vuoto e spazzato dai venti, abitato da mandrie di cavalli e pastori nelle yurte, da cani che difendono le greggi dai lupi; il Deserto dei Gobi, ponte tra Mongolia e Cina; Pechino, metropoli di disumana uniformità, dove nuova Cina abbatte i supersiti vicoli brulicanti della città vecchia; la Cina rurale del Guizhou; Shanghai, piena di ricchezze dopo tanta miseria.
«Per questo viaggi? Ti piace guardare il mondo da molte finestre?»
«Forse. Il fatto è che se non ti metti nel punto di vista degli altri non stai viaggiando, stai solo portando te stesso in giro per il mondo»
«Non deve essere facile mettersi nel punto di vista di tutti»
«Infatti non lo è; è una specie di processo senza fine che richiede conoscenza della storia e un grande sforzo di immaginazione»
Una nave dal Fiume Azzurro lo porta verso la sua Itaca, il Giappone.  Un mondo così diverso dai precedenti, dove le buone maniere, il garbo dei suoi abitanti e l’attenzione ai particolari si riflettono nelle linee gentili dell’architettura, ma che nasconde i tanti problemi di una società eccessivamente tecnocratica e competitiva.
Arrivato alla meta del lunghissimo viaggio trova finalmente
 Un’Itaca interiore, il culmine della trasgressione dall’ordine naturale della propria esistenza, la sacralizzazione del proprio impeto alla libertà, il termine di un percorso umano”
che gli lascia una sensazione di armonia, di ordine nella sua vita, di realizzato e compiuto, di accrescimento interiore.

“Oltre, e un cielo in più” di Luca Sciortino è un libro che si assapora lentamente, acquisendo il suo ritmo di viaggio, seguendo i suoi pensieri che si alternano alle descrizioni dei paesaggi e dell’umanità incontrata: molto di più di un reportage di viaggio giornalistico. Un libro che fa riflettere e meditare mentre, al suo fianco, camminiamo lungo le infinite strade che attraversano il mondo, scambiando con lui e con i personaggi incontrati le mille e mille parole che ci rendono tutti uniti in una sola umanità.




Luca Sciortino
“Oltre e un cielo in più”
2018, Sperling e Kupfer edizioni

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