sabato 16 luglio 2016

Gli infiniti volti della violenza: uomini e donne, violenza TRA i generi in “Sinfonia nera in quattro tempi” di Tiziana Viganò



"Sinfonia nera in quattro tempi" di Tiziana Viganò, Selpub Youcanprint, 2016

La violenza sulle donne. I suoi infiniti volti, le sue molteplici declinazioni.  Violenza fisica, psicologica, sessuale, economica. Violenza subdola, strisciante oppure esplosiva, dirompente, ma comunque distruttiva, devastante. Violenza che uccide, ferisce, annienta e trasforma. Trasforma le donne che la subiscono, spegnendole, piegandole, indurendole, deformandole nella psiche, nell’anima.


In "Sinfonia nera in quattro tempi" ci sono DONNE fragili, insicure, dipendenti, come ANNA, una “gran bella donna, ma con scarsissima autostima e incapacità di affermarsi: pensava di risolvere i suoi problemi usando il sesso e l’amore per ottenere riconoscimenti, per essere vista, per avere l’aiuto di cui aveva disperatamente bisogno.”
Donne troppo innamorate, incapaci di difendersi da un amore che non le ama, che le domina e le distrugge, come LAURA, usata ed abbandonata senza pietà, come uno straccio, un giocattolo senza anima, divorata prima dalla passione e poi da un odio altrettanto feroce.
Donne giovani, ingenue, ferite nel corpo, nello spirito e nelle illusioni, come GINA, scissa tra amore e vendetta, serva complice amante e, al tempo stesso, dominatrice carnefice.

Donne plagiate, piegate, manipolate, isolate, annullate, drogate di parole e sostanze, ridotte all’ombra di ciò che erano, come CLARA, angelo vendicatore lucido e disperato.



UOMINI altrettanto fragili: immaturi, narcisisti, viziati, oppure controllanti, dominanti, comunque incapaci di amare e rispettare le proprie compagne, di riconoscerle come persone, di accettare la loro volontà, il loro rifiuto. Coppie sbagliate, a volte in modo evidente sia a loro stesse che agli altri, a volte ammantate da un alone di normalità.
 “Quante coppie normali, perfette, nascondevano, dietro un'apparente quiete, abissi di solitudine e di sopraffazione, giochi perversi basati sul ricatto, sul rapporto dominante-dominato; oppure c’era un elemento della coppia che dall’esterno sembrava "sano" ma in realtà bruciava l'autostima, le capacità e l'indipendenza di quello che si riteneva "malato". Triste, triste, triste.”

Violenza come un veleno che uccide, corrompe, distrugge. Uccide le vittime, oppure le segna per sempre: nelle ferite fisiche, le cicatrici di Laura e Gina. Ma, soprattutto, le segna nell’anima, trasformandole, in un ciclo perverso, da vittime, a loro volta, in carnefici di se stesse e di altre donne.
Perché la violenza satura l’aria, si respira e contagia tutti quelli che coinvolge, anche i tutori dell’ordine che la dovrebbero contrastare, come il brigadiere Tommaso Lo Monaco, detto Totò, che riserverebbe volentieri ai colpevoli di violenza un trattamento ben al di fuori di quella legge che è chiamato a rispettare e far rispettare. Al tempo stesso, però, conoscere le difficili storie di violenza aiuta a riflettere, comprendere, imparare per non ripetere gli stessi terribili errori: permette di crescere, di diventare migliori, come accade al maresciallo Adelio Rusconi che, grazie alle drammatiche esperienze professionali e anche ai suoi studi di psicologia, nel tempo si trasforma da ragazzone narcisista e un po’ superficiale in uomo più maturo e consapevole.
Ed è proprio in questo che sta il pregio principale dei racconti di Tiziana Viganò: infatti, la scrittrice affronta con coraggio e profondità un tema sempre più attuale, del quale c’è estremo bisogno di parlare, rendendolo al tempo stesso più facilmente fruibile per il grande pubblico, e stemperandone l’impatto emotivo altrimenti non facile da tollerare, attraverso la forma del romanzo giallo e la compagnia rassicurante della simpatica coppia di protagonisti, Adelio e Totò.



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