venerdì 20 maggio 2016

Donne uccise, donne che uccidono: recensione di Ilaria Biondi per "Sinfonia nera in quattro tempi"

Ratto di Proserpina: scultura in marmo
(1621-22) di Gianlorenzo Bernini.
Roma, Galleria Borghese
PRIMO TEMPO
LAURA – Errori come strade, amori come crepacci *
“Che avrà fatto per essere uccisa?”
Fra le macerie di un cantiere di nebbia giace il mio cadavere secco. Quella buca pietrosa, il mio sepolcro polveroso. Non geme il corpo scarnito. Le orbite tacite non vedono né soli né aurore. Nessuno reclama la mia anima morta. Manca un fiore a questa tomba che ignora la propria colpa.
GINA: Simile a un ragno / io tesso *
“Il cranio era guarito, ma il cuore si era frantumato”
Le mie primavere di dolcezze gettate ai tuoi piedi in mille pezzi, in quel giorno scuro di tenebra ed empietà. Hanno infranto le tue mani – maledette – lo stelo flessuoso delle mie illusioni. La mia pelle di tulipano si è tramutata in squama scheletrita.Cuore cattivoavvelenato dalla tua meschinità codarda. Anima sanguinante che delira e reclama vendetta. Ho anestetizzato fragilità e agghiacciato tremori. Sei polpa di morbido frutto per queste zanne assetate di sangue. Levati, cammina, fuggi … ma le strade che hai davanti conducono tutte a me. Non sfuggirai alle mie furie vaganti. Ti guarderò negli occhi mentre il fardello trascinerà nell’abisso il tuo cuore vinto.
***
SECONDO TEMPO
ANNA: Adesso sono una pioggia spenta *
“Povero uccellino fragile in una gabbia dorata”
S’incrosta la cucina senza luna delle grida soffocanti del mio bambino. Mi schiaffeggiano la bocca e il ventre ancora caldo quei pianti disamati di dolore nudo. I miei seni, impermeabili alla disperazione arresa. Mi sento bambola viva, o forse donna morta. Ogni strillo fruga in questo inferno che mi inghiotte le anche.Sono madre. Sono madre? Una cosa scura mi abita e strangola il cuore. Sono fantoccio slogato agli occhi di porcellana e marmo di mio marito. Conduco i miei petali stropicciati entro un altro abbraccio immondo, a inseguire il sole gravido di maggio. Ma lo stupido fiore si addormenta rattrappito: cercava un volo dorato e ha incontrato le carezze d’acciaio di mani lordate di sangue, inguantate di lurido bianco. La mia storia scritta con inchiostro di porpora. Debole e sciocca, donna di latta, io. Nell’aria sottile piange, piano, l’inconsolabile canto d’usignolo del mio piccolo …
***
TERZO TEMPO
CLARA: Odio che muti in pugnale la seta *
“Ho permesso a Rodrigo di spegnermi completamente”
Sono ape che fiorisce accanto ai papaveri. Sono goccia di rugiada che danza sul nasturzio. Sono vento che splende in grembo ai cipressi. Sono roccia incauta che si sgretola nel buio. Sono conchiglia d’abisso, che vola sul grembo del mare, in groppa alle onde, per l’eternità. Non temo la morte. Perché già sono morta, una volta. Nel crocefisso muto di un matrimonio. Nella quieta tragedia di una vita consumata dal perverso predominio, nel segreto elegante di stanze senza polvere. La mia colpa più grande non è quella per la quale mi sottoponete a giudizio. Colpevole, ma della mia arrendevole debolezza. Davanti al tribunale della mia vita, della mia dignità di donna e madre. Lasciate che io torni cenere e vento, nel passo leggero del cielo, nell’odore blu delle acque, perché questa, e non la sontuosa dimora di quell’uomo, è la vera casa della mia anima.
***
QUARTO TEMPO
CLAUDIA: Dalla cenere io rinvengo / con le mie rosse chiome / e mangio uomini come aria di vento *
 “Mi odia, la odio, deve morire”
Il tuo spazio è invaso dai bisbigli del mio desiderio. Sei servo della mia ira e del mio possesso. Le tue carezze e i tuoi baci sono lava che feconda le mie arterie. Accudisci i miei fianchi avidi e disdegna il battito scialbo della schifosa medusa. Calpesterò con mano di piombo l’ultimo respiro della sua gelosia. Il mio corpo di seta sinuosadistruggerà inarrestabile il suo volto inutile.
LAURA: Hai voluto rifarti con l’orrore. / Paga: adesso lo devi *
“Si trascinava senza più vedere il futuro, senza illusioni, solo con questa travolgente rabbia mitologica che le faceva così paura.”
La ferita stuprata del tempo smarrito implode nell’abisso della mia follia. Mi tormentano le stagioni di una vita che ha perduto la corsa bianca delle stelle. Sono disabitata di me. Mente accartocciata condannata all’eterno migrare nel nulla nero. Corpo incatramato da dita luride. Cuore, cosa morta a navigare provvisorio sulle crepe feroci della vendettaVittima e carnefice. Il mio cappio implacabile s’inchioderà ai vostri giorni colpevoliNessuna pietà, per nessuno. Uscirò dal mio angolo scialbo, dove mi ha confinato la vostra indifferenza cinica. E sarà acqua scarlatta sulle vostre teste il mio furore cieco.
 NADIA E MARIA LUISA: Qualcuno Qualcosa ha ferito *
Reciso il nostro gambo, nel silenzio che taglia carni e memoria. La nostra anima,non innocente. Volgemmo lo sguardo altroveCi lavammo le mani nel sangue di quel corpo sfiorito – ossa denudate, schiantate da una tempesta di ebbro e livido delirio.
***
Donne. Giunchi sottili spezzati prima ancora di essere ucciseVilipese nell’amor proprio. Umiliate nella dignità. Ferite nella bellezza gracile della loro anima. Donne uccise. Donne che uccidono. Trame perverse e morbose che si srotolano, tenaci e pazienti, dietro le cortine damascate di un perbenismo che si vuole perfetto. Figure maschili nefaste, che conducono un sottile, logorante “gioco” di violenza e dominazione psicologica e fisicaSinfonia nera in quattro tempi. Un romanzo di denuncia sociale contro il femminicidio e il muro di silenzio che si rende inconsapevolmente complice di questa tragedia. Un romanzo di fine penetrazione psicologica, che scava nei meandri di esistenze apparentemente consegnate alla normalità, per cavarne fuori, come bisturi affilato, crepe, cicatrici, angolature sbilenche, scuciture imprevedute. Tiziana Viganò, con l’arte raffinata e lapadronanza che derivano da una lunga e appassionata frequentazione della letteratura, fa confluire questi due filoni  di studio, ricerca e interesse nella trama senza sbavature di un romanzo giallo avvincente e molto ben costruito, che con i suoi toni non di rado bonariamente ironici e i suoi squarci di luce (la gioia sensuale del cibo e il passo segreto dei palpiti del cuore) rende un poco meno fosche le tinte in rosso e nero di queste vicende maledette, avvolte e custodite dalle nebbie appiccicose della Pianura Padana. La penna colta ed elegante di Tiziana Viganò rifugge il racconto d’azione sensazionalistico e confeziona storie dagli incastri perfetti dove prevale l’indagine introspettiva, in linea con il romanzo giallo di stampo classico della miglior tradizione. Le citazioni letterarie e i rimandi alla cultura classica, lungi dall’essere artifici esteriori, si inseriscono attivamente nella trama dei racconti diSinfonia nera in quattro tempi e rappresentano le chiavi di lettura utili a decifrare i personaggi, il loro temperamento e le motivazioni del loro agire. Una galleria molto variegata di figure femminili, che si muovono nel sottile limbo fra Bene e Male e che suscitano una compartecipazione e un’adesione  emozionale forte, per il travaglio che morde le loro viscere. Molto ben costruiti anche personaggi che, seppur non direttamente non coinvolti negli omicidi, giocano un ruolo importante nell’economia delle singole storie, come la Dea Madre Signora Lina in Mal di psiche, mal d’amore, o nel contesto dell’intero romanzo, come la forzatamente agghiacciata Dottoressa Hofer o Rosi, l’accogliente e avvolgente moglie del brigadiere siciliano Tommaso Lo Monaco, detto Totò. Lui, e il maresciallo Adelio Rusconi, lombardo purosangue, sono i due unici cavalieri senza macchia in un mondo di uomini (e donne) privo di luce.
“Quante coppie normali, perfette, nascondevano, dietro un’apparente quiete, abissi di solitudine e di sopraffazione, giochi perversi basati sul ricatto, sul rapporto dominante-dominato; oppure c’era una elemento della coppia che dall’esterno sembrava ‘sano’ ma in realtà bruciava l’autostima, la capacità e l’indipendenza di quello che si riteneva ‘malato’. Triste, triste, triste.”
Come lettrice che si è già affezionata ai personaggi e alle atmosfere di Sinfonia nera in quattro tempi, vorrei invitare Tiziana Viganò a mettere ancora una volta, e ben presto, il suo talento e la sua bravura al servizio delle storie e delle indagini di quella che potrebbe diventare la nuova coppia investigativa del giallo italiano, Adelio Rusconi e Totò Lo Monaco. Due uomini in caserma (per non parlar dei gatti).
* Citazioni tratte da:
Biancamaria Frabotta, Poesie per Giovanna
Sylvia Plath, Donna senza figli
Alda Merini, Adesso sono una pioggia spenta
Alfonsina Storni, Odio
Sylvia Plath, Lady Lazarus
Marianna Bucchich, Io, in un pensiero di bambina
Laura Canciani, Per autochiarimento
SINOSSI
Un romanzo giallo con quattro indagini del maresciallo Rusconi, ambientate tra Legnano e Milano, basate su storie di donne vittime o carnefici, simbolo di una realtà attuale, quando la violenza psicologica può sfociare nell’esasperazione e nella follia con conseguenze estreme. In un crescendo drammatico, dalle oscure passioni della prima indagine si passa alla seconda, centrata su un personaggio femminile che si agita in una gabbia dorata, tra i giochi di potere di una relazione disturbata. Un’altra vicenda complessa metterà il maresciallo di fronte alle mille sfumature della psicologia femminile; in ultimo, una catena di efferati delitti scuoterà la provincia lombarda, rivelando retroscena d’amore e morte. Attraversando queste esperienze, anche la vita del maresciallo subirà un’evoluzione verso una maturità più consapevole.


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